La dipendenza da Internet è un termine ombrello che copre un’ampia gamma di comportamenti psicopatologici, le cui matrici comuni sembrano essere la difficoltà nel gestire stati emotivi dolorosi e la disregolazione degli impulsi.
La dipendenza da Internet e quella da computer sono oramai di fatto accumunate, tanto è vero che gli stessi termini “dipendenza online” o “dipendenza tecnologica” vengono usati intercambiabilmente per indicare il fenomeno nel suo complesso.
Nei principali sistemi internazionali in cui si stila la classificazione delle malattie e dei problemi di salute mentale, la dipendenza da Internet (GIA) non è riconosciuta come un vero e proprio disturbo.
Scorrendo la letteratura di riferimento è comunque possibile trovare diversi lavori, nei quali i ricercatori hanno proposto dei loro criteri diagnostici per questo tipo di comportamento.
L’uso patologico di Internet è un “disturbo del controllo degli impulsi che non comporta intossicazione, ma altera in modo significativo e evidente il funzionamento di una persona in tutti gli ambiti della sua vita”, ad affermarlo è Kimberly Young dell’università di Pittsburgh (Bradford) una delle prime a parlare dell’esistenza degli Internet Addiction Disorder (IAD).
La Young sostiene che, alla base della dipendenza da Internet, è sempre presente qualche forma concreta, o meno, di fuga. Molte persone che sviluppano la IAD sono depresse e sole, inibite da bassa autostima, ansia ed insicurezza.
Sovente hanno una vita sentimentale problematica, oppure un lavoro o relazioni sociali insoddisfacenti.
Questo disturbo viene diagnosticato quando nell’ultimo anno si sono manifestati almeno 5 sintomi su 8, ovvero: 1) una forte preoccupazione per Internet, che assume la forma di pensare costantemente all’attività online; 2) necessità di trascorrere una quantità crescente di tempo online per raggiungere la soddisfazione; 3) tentativi ripetitivi ma infruttuosi di controllare il proprio utilizzo di Internet riducendolo o astenendosi del tutto; 4) la comparsa di effetti negativi marcati, come depressione, irritazione, ecc., quando l’uso di Internet è limitato; 5) problemi a controllare la quantità di tempo che si trascorre utilizzando Internet; 6) l’uso di Internet produce stress e problemi personali e sociali; 7) utilizzando la manipolazione nelle relazioni al fine di nascondere la propria preoccupazione per Internet; 8) utilizzare l’attività online per regolare le proprie emozioni; usare Internet come una via di fuga dai propri problemi e un metodo per affrontare gli stati emotivi negativi.
Ad oggi non esiste evidenza sufficiente per giustificare l’inclusione dell’IAD nella categoria diagnostica delle dipendenze da non sostanze. Sono stati però proposti, nella sezione 3 del Manuale Diagnostico Statistico dei disturbi mentali (DSM-5), riservata alle condizioni che richiedono ulteriori ricerche prima di essere formalmente considerate disturbi, i criteri diagnostici per il disturbo da gioco su internet.